Da poco si sono concluse le celebrazioni per i 50 anni del quartiere, da quella esperienza è nato un blog ancora attivo che vogliamo segnalare QUI e con cui avremo modo di collaborare. Si tratta di una esperienza che ha anche coinvolto alcuni studenti delle "Saffi" l'anno scolastico passato (2015/16).
Più indietro nel tempo invece, esattamente nel 2011, su un sito molto importante (una rivista culturale on-line: www.doppiozero.com ) è apparso un articolo sul Pilastro che vogliamo segnalare.
La versione integrale si trova QUI.
Riportiamo un estratto:
Una città sicuramente conosciuta, ma che merita sempre una seconda visita è appunto Bologna. Con il suo impianto medioevale, riserva sempre nuove sorprese nascoste nel ventre della sua nota natura materna. I lunghi portici non sono che l’anticipo di una città chioccia, che nasconde i suoi gioielli e li ripara dalle intemperie e dagli occhi indiscreti.
Ma se Bologna è nota per i suoi lunghi porticati, (...) è invece sconosciuta al di fuori della cinta muraria.
Vorrei quindi suggerire un percorso che potrebbe risultare interessante a chi, non per la prima volta, visita questa antichissima città.
Si tratta della visita ad uno dei quartieri simbolo della città post bellica, improntato all’idea civica trasmessa dal Partito Comunista Italiano che per quarantacinque anni ha dominato incontrastato sulla gestione della città raddoppiando, per questo motivo, il valore dell’appellativo di Bologna la Rossa, che se anticamente si riferiva esclusivamente ai colori dominanti della sua antica architettura, poi si è riferito anche alla sua vocazione civica e politica, che per molti anni l’ha vista essere la città simbolo della sinistra italiana, non solo entro i confini nazionali, ma anche in tutto il mondo.
Questo quartiere, che si trova ancor’oggi sull’ultima linea abitata della città, si chiama quartiere Pilastro. Prende il suo nome dalla strada che per prima ne ha costituito l’asse infrastrutturale principale, ma che col tempo è diventata una strada minore in seguito alla nascita di arterie stradali ben più massicce.
Questo nome fa riferimento ad un pilastro in pietra (oggi scomparso) che indicava uno dei confini della città. Il quartiere Pilastro sorge, infatti, alla fine di una delle arterie stradali principali (via S. Donato) che partendo dal centro, e più precisamente dalle due torri, si allunga come un raggio, attraverso tutta la zona nord orientale della città dirigendosi verso la ricca campagna in direzione di Ferrara.
Il quartiere vede la sua nascita alla metà degli anni sessanta, per accogliere le popolazioni che, con l’inizio dello sviluppo industriale del paese, cominciano ad abbandonare le campagne circostanti per recarsi verso la città in cerca di lavoro; ma l’impronta più decisa a questo quartiere viene dagli anni settanta quando non sono più le popolazioni dell’interland ad emigrare verso la città, ma ha inizio una vera immigrazione dal sud del paese verso il capoluogo emiliano. In particolare sarà dalla Sicilia che, in maggior numero, gli immigrati verranno a costituire il tessuto sociale di questo quartiere.
Ben presto, il Pilastro si guadagnò il titolo di quartiere malfamato della città e ancora oggi, nonostante sia profondamente mutato, stenta, nell’immaginario del bolognese medio ad emanciparsi da questo titolo infamante.
L’estetica del quartiere è particolare, riproduce quella di città che a volte si vanno a cercare proprio per questa loro estetica Est - post bellico, prima fra tutte Berlino. Il pilastro può infatti ricordare uno scorcio di questa più grande città che affascina per le sue enormi costruzioni abbinate a quantità di verde imponenti, che danno un respiro ampio alle costruzioni. Al pilastro infatti è sempre possibile vedere il cielo e stendersi in un parco a prendere il sole o a giocare a pallone con gli abitanti del quartiere.
Qui, tutte le strade del quartiere sono state dedicate ai più grandi scrittori d’Italia, da Pirandello alla Deledda, da Ada Negri a Salgari a Pasolini ecc. Sorge infatti, tutto intorno al grande parco dedicato non casualmente a Pier Paolo Pasolini e costeggiato dalla lunga Via Salgari, quello che si può sicuramente indicare come il simbolo di questo quartiere: il “Virgolone”.
(...)
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