giovedì 22 dicembre 2016

Racconto di Marie


Vi presentiamo un racconto costruito durante il laboratorio di "econarazione" dell'anno scorso. Si tratta di una storia nata ascoltando l'entomologo Accinelli che raccontava di un insetto rosso e nero che vive sotto le cortecce degli alberi ed è indigesto se mangiato.
Marie, immaginando questo animaletto odiato dagli uccelli, ha inventato questa storia:


IL POVERO PIRROCORIDE (Marie)



C’era una volta un pirrocoride, un insetto di colore rosso, con i puntini neri, uguale alla coccinella. Agli uccelli non piaceva mangiare questo insettino perché provocava il mal di pancia. Un giorno arrivò una bambina di nome Tenera. Tenera era bellissima, molto simpatica, aveva i capelli azzurri, gli occhi azzurri, un vestito azzurro e le scarpe azzurre. Indossava sempre una collana a forma di cuore con scritto tenera.
Tenera viveva insieme a sette uccellini tutti di colore diverso: viola, rosso, verde, arancione, giallo, bianco e nero. Erano molto cattivi perché erano sette e il sette rappresenta un numero malvagio, loro dovevano tutti fare del male per una magia antica.
Un giorno i sette uccellini si misero a parlare su come uccidere il pirrocoride visto che mangiandolo causava mal di pancia. Tenera sentì tutto quello che gli uccellini dissero e allora andò subito ad avvertire il pirrocoride. Per Tenera i pirrocoridi erano molto cari perché le ricordavano la sua infanzia quando andava a spasso con sua madre e quando giocava con loro sull’albero di castagne.

Il pirrocoride tutto confuso disse: ma... non è colpa mia, loro hanno ucciso tutta la mia famiglia e adesso io soffro molto. Gli uccellini sentirono tutto e sia arrabbiarono molto, ma così tanto che andarono in cerca di Tenera perché volevano mangiucchiarla. Il pirrocoride visto che era molto furbo avvertì subito Tenera e a lei venne una grande idea. Disse al Pirrocoride che doveva prendere briciole di pane e disse al suo caro amico di fare la pipì sopra le briciole (visto che era velenosa), poi si nascosero dietro l’albero di castagne e buttarono le briciole d’appertutto. Gli uccellini così affamati mangiarono tutti le briciole e dopo 7 minuti venne loro un gran  mal di pancia. Tenera e il pirrocoride si misero a ridere perché si lamentavano molto. Dopo settanta giorni tutti i sette uccellini vennero a chiedere scusa ai due e tutti diventarono amici inseparabili.





mercoledì 7 dicembre 2016

Ore undici: lezione di storia… del Pilastro.

Intervista a Sergio Spina

Tutto inizia dalla biblioteca del Pilastro che è dedicata a Luigi Spina, padre del maestro Sergio Spina, insegnante alla scuola Primaria Romagnoli, proprio qui di fronte a noi. 
Oggi il maestro Sergio è ospite nella classe 3^A e viene intervistato.

Prima domanda: Chi era Luigi Spina?
Prima risposta: Luigi era un operaio delle ferrovie emigrato all’inizio degli anni ‘60 e occupato allo scalo ferroviario vicino al Pilastro (che allora non esisteva). Aveva anche faticato a trovare casa in affitto perché meridionale (in quel tempo le persone del sud Italia, ma anche del Veneto e del Friuli, si spostavano in cerca di lavoro), e come in ogni epoca le persone sono diffidenti verso gli stranieri. 
- voci: i meridionali non sono stranieri, si però è lo stesso. -

Seconda domanda: Quando arriva al Pilastro?
Seconda risposta: Arriva nel 1965. Allora vi era solo un gruppo di case popolari appena costruite, un giornalaio, qualche venditore ambulante. Per il resto c’erano cantieri di case in costruzione e zone agricole. Il progetto del comune era di costruire un nuovo quartiere per ospitare gli immigrati in arrivo. Le strade non erano ancora asfaltate, ci si spostava in bicicletta. Qualche anno dopo arrivò l’autobus, ma solo fino al ponte sulla tangenziale.

12 luglio 1967: viene inaugurata la tangenziale 
su progetto degli ingegneri Francesco Fantoni e Giorgio Mondini. 
Foto dell'Archivio Fondazione Gramsci dell'Emilia-Romagna

Terza domanda: Come si viveva al Pilastro?
Terza risposta: La gente si vergognava e diceva di abitare a S. Donato. Il primo anno nelle case popolari non funzionava il riscaldamento. Non c’era una scuola e bisognava andare in città con l’autobus. Fu così che si formò un comitato popolare. Le persone iniziarono a chiedere i servizi necessari: Il riscaldamento, le scuole, i negozi, i luoghi dove riunirsi.


9 luglio 1966: viene inaugurato il primo nucleo di circa 400 alloggi al Pilastro. 
Accoglie circa 2500 abitanti, ma mancano i servizi di base: 
acqua, riscaldamento, strade asfaltate, trasporti pubblici. 
Foto Piero Casadei.

Quarta domanda: Cos’è un comitato popolare?
Quarta risposta: E’ una riunione di persone che si vedono e si parlano, discutono sulle proprie necessità e tutti insieme chiedono alle istituzioni quello che serve. Luigi è uno di quelli che anima il comitato, ci crede. Lui è iscritto al Partito Comunista, un partito che si occupava dei problemi dei lavoratori. Luigi si occupa con passione ai problemi sociali (spesso i vicini gli portavano a casa dei regali ma lui si arrabbiava, diceva che non era il caso).

Quinta domanda: Perché hanno dedicato la biblioteca a Luigi Spina?
Quinta risposta: Nel 2006 qualcuno si è ricordato di quel signore che tanto ha fatto nel quartiere: delle battaglie sociali per avere più servizi ed anche la biblioteca nell’interesse di tutti. Infatti una succursale della biblioteca comunale nacque al Pilastro subito dopo la costruzione della scuola, sempre per la pressione sociale degli abitanti con Luigi in testa. Oggi è la sede centrale della biblioteca di quartiere, ci vengono anche da altre parti (prossimamente ne parleremo nel nostro blog).

Ultima domanda: Puoi dire in poche battute le tappe del cambiamento del Pilastro fino ai giorni nostri?
Ultima risposta: La periferia è sempre un luogo isolato, con il tempo i giovani hanno iniziato a costruire bande al posto di comitati, alle difficoltà si è reagito cercando un benessere artificiale, anche con la droga, o con l’alcool (che è una droga legalizzata). La voglia di un mondo migliore ha lasciato il posto ai sogni artificiali che in cambio di un attimo di benessere ti bruciano il corpo. Per motivi politici l’informazione non ha esitato a criminalizzare l’intero quartiere, che intanto subisce la decadenza per le difficoltà legate a lavori sempre più dequalificati e scarsi. Così si vive al Pilastro ma si va fuori a trovare i soldi per sopravvivere. Nel tempo i piccoli criminali diventano gruppi. Intanto il quartiere cambia e si arriva alla vicenda della Uno Bianca (che nulla c’entra con la storia del Pilastro). Ancora oggi (dopo che il quartiere è cambiato ospitando i nuovi migranti) c’è una difficoltà di relazione tra cittadini del Pilastro e il resto della città.